Gnatologia e ATM

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Che cosa è esattamente la gnatologia?

L’occlusione, intesa come intimo contatto di tutti i denti dell’arcata infe­riore con quelli dell’arcata superiore (massima intercuspidazione), ha la funzione di stabilizzare la mandibola (unico osso mobile della testa) contro il cranio e permettere quindi funzioni vitali quali la masticazione e la degluti­zione. In un’occlusione non perfetta (malocclusione) i denti non combaciano simulta­neamente, ma alcuni di essi vengono in contatto prima degli altri (precontatti), impedendo una stabilizzazione ottimale della mandibola (la mandibola si trova “in equilibrio” su pochi denti).

Questo determina principalmente l’attivazione di 2 meccanismi di compenso mediante i quali il nostro organismo cerca di eliminare questi precontatti destabilizzanti:

un’attività di digrignamento e serramento dei denti che cerca di elimina­re per usura il precontatto
la mandibola tenta di evitare il precontatto andando a cercare una massi­ma intercuspidazione di comodo
Questi meccanismi compensatori determinano però un aumento del lavoro dei muscoli masticatori con conseguente loro affaticamento. Cominciano a comparire segni clinici quali faccette d’usura sui denti, mobili­tà e migrazione dentale, recessioni gengivali diffuse, rumore a carico di una o entrambe le articolazioni mandibolari, limitazioni o deviazioni nella aper­tura e chiusura della bocca.

Fino a questo punto però non abbiamo una sintomatologia evidente (i muscoli masticatori possono “compensare” la malocclusione anche per tutta la vita), ma se il margine di compensazione soggettivo viene superato, i muscoli vanno incontro a superaffaticamento innescando una serie di sintomi quali dolorabi­lità muscolare che può interessare anche il collo e la schiena, notevole ipersensibilità dentale agli stimoli esterni, rumori a livello auricolare (fischi, vertigini, ottundimento, ecc.), fino ai casi limite in cui non si riesce più a chiudere o ad aprire la bocca.

Data la molteplicità delle cause e la sovrapposizione dei quadri clinici, non esiste ancora un unico trattamento terapeutico scientificamente provato, per cui si preferisce intervenire gradatamente con attività operative inizialmente non invasive fino a giungere a riabilitazioni ortodontiche o protesiche globali della bocca.

Sicuramente il primo passo operativo da effettuare è la programmazione di uno splint occlusale (bite) che non è altro che una placchetta di resina trasparente che viene posi­zionata tra i denti. Esso permette un rilassamento della muscolatura masticatoria sofferente in quanto elimina le interferenze occlusali (i denti dell’arcata inferiore non toccano più quelli dell’arcata superiore, ma simultaneamente la superficie piana dello splint occlusale), la scomparsa della sintomatologia dolorosa e inoltre impedi­sce la formazione delle faccette d’usura dentarie.

Lo splint occlusale deve essere portato il più possibile (almeno la notte e durante il giorno a casa) per un tempo non inferiore a 4-5 settimane.

Non è eccessivamente ingombrante e ci si abitua alla sua presenza in bocca facilmente. Deve essere controllato periodicamente per poterlo adattare perfettamente alla bocca. Dopo il periodo iniziale verrà valutato se il trattamento dovrà andare avanti o se dovrà essere sospeso.

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